Giuseppe Di Porto - Intervista a Giuseppe Di Porto

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Genereaudiointervista
Cronologia1986 nov. 16
Persone

Di Porto, Giuseppe

Di Porto, Sabatino

Sed Piazza, Letizia

Abstract

Nasce a Roma il 3 giugno 1923 da Sabatino Di Porto e da Letizia Sed Piazza. Di famiglia religiosa, il padre era ebreo osservante e pretendeva religiosità anche dai suoi otto figli. Giuseppe seguì la scuola fino alla quinta elementare, quando lasciò l'istituto per aiutare i genitori, venditori ambulanti. Prima del rastrellamento del 16 ottobre, la sua famiglia, ad eccezione del padre che fu deportato, riuscì a scappare grazie ad un cortile interno alla loro abitazione che dava su altre strade. Sopravvissero e furono fuggitivi senza fissa dimora come molti ebrei di Roma. Giuseppe, invece, si allontanò da Roma prima del 16 ottobre per raggiungere Genova e proseguire l'attività di ambulante. Qui fu ospite di amici di famiglia che avevano la loro residenza in corso Buenos Aires. Il 3 novembre 1943, con il rastrellamento al tempio di Genova, dopo aver saputo della retata e mentre stava per riunire i bagagli per scappare a Roma, i fascisti e i tedeschi lo arrestarono e lo portarono al carcere di Marassi. Qui rimase per circa un mese, quando, alla fine di novembre, con un vagone merci fu deportato dalla stazione del capoluogo ligure al carcere di San Vittore a Milano e qui rinchiuso in un braccio a parte, sorvegliato dalle SS, insieme a tutti gli altri ebrei arrestati durante la retata di Genova. Il 5 dicembre partirono dal carcere di San Vittore ad arrivarono a Monovitz il 10 dicembre 1943 con un convoglio comandato dai tedeschi. A Monovitz, ricorda, ci fu una vera e propria selezione tra gli inabili al lavoro e uomini invece "utili" alla manodopera tedesca; separarono uomini, donne e bambini, intere famiglie. Iniziò, con il cugino Amedeo, il calvario di deportati. Giunsero a [Buna]: non conoscendo la lingua, qualsiasi scusa era buona per  maltrattamenti, calci e violenze, quindi per spirito di conservazione cominciarono ad imparare alcune parole. Racconta episodi di vita nel campo di concentramento, tra cui il lavoro svolto presso una fabbrica di cemento armato; ricorda che incontrò alcuni ebrei di Roma, tra cui Davide Sonnino che divenne poi suo cognato. Il 18 gennaio  1945, con l'avvicinarsi delle truppe russe, i tedeschi comunicarono che si sarebbero dovuti trasferire a piedi verso la Germania. L'intervista si chiude con il racconto di come Giuseppe Di Porto riuscì a salvarsi dirigendosi verso il fronte.

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