Genere | audiointervista |
Cronologia | 1981 |
Persone | |
Credits |
(intervistatore) Arbib, Gloria |
Abstract |
La registrazione comincia ad intervista già avviata. Primo Levi parla della sua profonda amicizia con Bianca Guidetti, fidanzata al tempo con un altro partigiano, Alberto Salmoni. Fu grazie a Bianca che poté mettersi in contatto epistolare con la madre durante il periodo trascorso ad Auschwitz. La corrispondenza, severamente vietata dal regolamento del campo, avveniva grazie alla complicità di un muratore italiano che lavorava con lui. Le cartoline vennero spedite da quest'uomo all'indirizzo di Bianca Guidetti che le recapitò alla madre di Primo Levi. L'intervistato commenta poi la sua presa di posizione antifascista nata dopo le leggi razziali del 1938; prima di allora era, come moltissimi ragazzi dell'epoca, iscritto nelle organizzazioni giovanili fasciste. Fu durante il primo anno di università a Torino che iniziò a frequentare un gruppo di giovani tra cui Emanuele ed Ennio Artom, Livio Norzi, Lino Jona e Giorgio Segre ed a organizzare con loro alcune riunioni presso la palestra del Talmud Torah di Torino. In questi incontri i giovani discutevano di politica usando nomi e termini tratti dalla storia religiosa ebraica. Infatti erano sorvegliati da un agente di polizia ed usavano questo espediente per trarlo in inganno. Alle riunioni arrivarono a partecipare fino a 60 persone tra ebrei e cristiani; era molto importante per gli organizzatori che anche i non ebrei potessero avvicinarsi alle idee antifasciste. Primo Levi poté terminare gli studi nonostante le leggi razziali poiché si era iscritto all'università precedentemente alle stesse; si laureò nel 1941. Alla fine dello stesso anno il gruppo antifascista si rese protagonista di un'azione pubblica in pieno giorno defiggendo alcuni manifesti antisemiti situati in via Roma, a Torino. Nonostante l'intervento della polizia nessuno venne arrestato. Primo non era però presente poiché si trovava a Balangero al capezzale del padre morente. Dopo l'università Primo Levi lavorò sotto falso nome a Balangero presso una fabbrica produttrice di amianto. Nel luglio del 1942 preferì trasferirsi a Milano per lavorare in una ditta di proprietà svizzera, cosa che gli garantiva una situazione meno pericolosa. A Milano entrò in contatto con il movimento antifascista della città e conobbe, tra gli altri, Silvio Ortona, Ada Della Torre, Vanda Maestro, Franco Momigliano e Dino Luzzatto. Fu proprio quest'ultimo, dirigente del Partito d'Azione milanese, il contatto di Primo Levi per avvicinarsi al gruppo. Con i compagni antifascisti, cercava di sensibilizzare la popolazione distribuendo stampa clandestina; la resistenza armata era, in quel periodo, un'idea lontanissima. Dopo l'8 settembre 1943 si rifugiò a Col de Joux in Valle d'Aosta. Qui affluirono altri giovani antifascisti tra cui Aldo Piacenza, Guido Bachi, Vanda Maestro e Luciana Nissim. Si cercò quindi di creare una vera e propria banda partigiana il cui nucleo direttivo era composto da Primo Levi, Guido Bachi e Aldo Piacenza. In questo periodo la priorità era rifornirsi di armi e denaro; per questo motivo Primo viaggiò dalla Valle d'Aosta a Torino alla ricerca dell'occorrente ottenendo però scarsi risultati. Nel dicembre 1943 Primo venne arrestato insieme a Vanda Maestro, Luciana Nissim, Aldo Piacenza e Guido Bachi durante un rastrellamento nazifascista. |
Note | 1) Le informazioni sull'intervistato e la data dell'intervista, non dichiarata, sono desunte dal foglio allegato alla custodia dell'audiocassetta originale conservata nella busta 22, fascicolo 461 del fondo antifascisti e partigiani ebrei. |