Genere | audiointervista |
Cronologia | 1984 ott. 28 - 1984 ott. 29 |
Persone |
Sasson, Jaqueline Kopciowski, Elia |
Luoghi | Egitto Colombia Tripoli Svizzera Milano |
Abstract | La registrazione comprende due interviste: la prima a Eli e Jaqueline Sasson; la seconda a Shalom Hassan Intervista a Eli e Jaqueline Sasson del 28 ottobre 1984 L'intervistata inizia raccontando che in Egitto c'erano 80.000 ebrei e vivevano in perfetta armonia con gli egiziani. La vita ebraica era molto intensa, gli ebrei erano tenuti in alta considerazione. Lasciarono l'Egitto nel maggio 1952 poco dopo la guerra d'indipendenza di Israele. In principio andarono in sud America, in Colombia, ma preferirono poi scegliere l'Italia per vari motivi: la cognata era già residente, vi era una prospettiva sicura di lavoro e inoltre sentivano la cultura europea più simile alla loro. Nei primi anni rimasero estranei all'ambente ebraico poiché dedicarono le loro energie alla rierca di un lavoro e di una casa. I primi contatti furono con la scuola di via Eupili; successivamente, nel 1964 la moglie cominciò a frequentare l'ADEI, si occupò quindi del Maccabi con Massimo Della Pergola, del Bnei Brit e fece parte del consiglio per tre mandati. Collaborarono con la Fondazione del tempio di via Eupili, del quale era parnas fino a quel giorno. Annibale Momigliano era il chazan fisso e il rabbino era [Elia] Kopciowsky. Anche il padre di Jaqueline in Egitto era molto attivo in ambito ebraico: fu presidente dell'ospedale ebraico, del Maccabi - ricorda che durante la sua permanenza in quel campo durata circa quattordici mesi si diede da fare per sostenere moralmente i giovani. Furono internati circa 1.500 ebrei con il pericolo che venissero inviati in un campo durissimo nel Sinai. Quando furono liberati si sposarono e nacque Colette. Intervista a Shalom Hassan del 29 ottobre 1984 Nato a Tripoli di Libia dove ha vissuto l'infanzia e frequentato le scuole italiane ricorda che vi erano 16.000 ebrei legati alla tradizione, tutti osservanti il riposo del sabato. Quando Balbo impose agli ebrei l'apertura dei negozi il sabato - era il 1937 - tutti quelli che non obbedirono alle nuove disposizioni legislative, vennero arrestati, altri frustati pubblicamente. In quell'occasione i musulmani furono solidali con gli ebrei. Nello stesso anno si recò in Israele per due anni, poi in occasione di un viaggio in Italia, rimase bloccato per via della guerra. Aveva un passaporto italiano e la cittadinanza italiana - libica. Dopo il 1939 venne considerato italiano ebreo, ma non subì discriminazioni e continuò a lavorare col fratello nella propria ditta fino al 1943, quando nell'ottobre dello stesso anno tentò, invano, con il fratello di oltrepassare il confine svizzero. Si rifugiò in montagna dopo aver trovato un alloggio grazie all'aiuto di un sacerdote. Al termine della guerra riuscì ad inserirsi nella comunità ebraica di Milano. Dopo il 1968 la maggior parte degli ebrei libici si stabilì a Roma dove, soprattutto dal punto di vista lavorativo si inserirono facilmente, fondarono un tempio tripolino grazie al quale poterono conservare i propri rituali tradizionali. |