Genere | audiointervista |
Cronologia | 1992 apr. 08 |
Persone | |
Credits |
(intervistatore) Picciotto, Liliana |
Abstract |
L'intervista è stata registrata a Milano. Arianna Szorenyi Giovannella nacque a Fiume il 18 aprile 1933 da Adolfo Szorenyi, ebreo di origini ungheresi, e Vittoria Pick, triestina e cattolica. Il padre, precedentemente sposato, aveva altri quattro figli nati dalla prima moglie. Arianna, minore di cinque sorelle e due fratelli, crebbe nella città di Fiume, dove il padre e la madre lavoravano con la qualifica di impiegati di banca. A causa delle leggi razziali del 1938 e ai bombardamenti sulla città di Fiume, i genitori lasciarono il lavoro e nel 1943 la famiglia sfollò a San Daniele del Friuli. La famiglia Szoranyi si stabilì in un appartamento poco distante dalla casa dove viveva la sorella maggiore di Arianna. Il 16 giugno 1944, mentre gli uomini erano al lavoro (impiegati presso la Todt) Arianna insieme alla madre ed alle sorelle venne arrestata da un gruppo di SS.; ogni componente della famiglia fu interrogato, costretto a consegnare ogni oggetto di valore che possedeva, e successivamente deportato prima al campo di concentramento di San Sabba, poi condotto a Trieste e quindi ad Auschwitz. All'arrivo ad Auschwitz la famiglia venne fatta scendere dal vagone e separata per sesso: Arianna superò la prima selezione, fu condotta alle docce per essere spogliata e tatuata con il numero di immatricolazione 89.219, quindi alloggiata con la madre e le sorelle in una baracca del campo di Birkenau. Nell'ottobre 1944 Arianna, separata dalla madre e dalle sorelle, fu trasferita in un kinderblock femminile, una baracca adibita all'alloggio di bambine e ragazzine, dove le attività erano regolamentate da una kapò. Nel gennaio del 1945, a causa dell'avanzata russa, venne evacuata dal campo insieme a donne, uomini ed altri bambini; camminò per tre giorni e tre notti nella neve senza conoscere la meta della marcia assistendo all'esecuzione di molti prigionieri; lei stessa rischiò la morte, ma un soldato SS. decise di risparmiarla, caricandola su un vagone aperto diretto al campo di Ravensbruck. Nel marzo 1945 fu trasferita al campo di Bergen Belsen; qui conobbe Ester Braun, e i suoi due figli Erminia e Roberto, con i quali passò l'ultimo periodo di prigionia. Nel mese di aprile il campo venne liberato dalle truppe inglesi e nel settembre 1945 partì in treno per l'Italia con la signora Braun dalla quale si separò a Merano. Dopo aver raggiunto Udine, contattò la sorella rimasta a San Daniele del Friuli che, inizialmente la prese in custodia e successivamente preferì affidarla all'orfanotrofio del paese, dove trascorse la sua adolescenza. Arianna scoprì che della sua famiglia era sopravvissuto, oltre a lei, un solo fratello. Nel 1952, ormai maggiorenne, si trasferì a Milano dove lavorò come sarta e si sposò nel 1960. |