Genere | audiointervista |
Cronologia | 1989 feb. 23 |
Persone | |
Credits | |
Abstract |
L'intervista è stata realizzata da Andrea Devoto. Maria Furst in Castro nacque il 25 settembre 1920 a Rzeszów in Polonia. Aveva tre fratelli e due sorelle. Nel 1941 i nazisti rinchiusero gli ebrei di Rzeszów in un ghetto. Maria usciva per lavorare per i tedeschi. Un giorno uscì dal ghetto senza documenti per prendere delle medicine alla madre; i soldati la fermarono, la picchiarono e la portarono a Płaszów, in un campo di raccolta alla periferia di Cracovia. Da lì venne mandata prima a Birkenau, poi ad Auschwitz. Durante il trasporto da Cracovia alcuni prigionieri staccarono le assi dal pavimento e si gettarono di sotto. I genitori di Maria e più di 40 familiari furono deportati insieme a tutti gli altri prigionieri del ghetto (1) . In campo Maria si ammalò di tifo, guarì e riuscì ad impiegarsi come segretaria del kommando che riciclava le scarpe. Una sorella riuscì ad arrivare a Vienna con documenti falsi ma in seguito venne arrestata e deportata anch'essa ad Auschwitz: Maria la incontrò per caso mentre, appena arrivata, era in fila per la doccia. Il 19 gennaio 1945 con i russi a 30 km, i prigionieri furono evacuati. Maria e la sorella fecero la marcia della morte; vagarono per tre mesi mangiando l'erba, i loro aguzzini li tenevano lontani dal fronte. Ad un certo punto i soldati tedeschi che scortavano la marcia, che avevano con sé abiti civili, incominciarono a scappare. I sopravvissuti alla marcia erano liberi. Maria e la sorella, pensando di non avere più familiari in vita, vennero in Italia. Tempo dopo seppero che due fratelli erano sopravvissuti alla deportazione. Erano stati prigionieri a Mauthausen e a Flossenburg. (2) |
Note | (1) Non si capisce se sono stati arrestati prima i genitori e i parenti o Maria.: l'intervistata dice di essere stata presa mentre cercava le medicine per la madre fuori dal ghetto e portata ad Auschwitz ma poi dice che un giorno tornando in ghetto dal lavoro che faceva per i tedeschi non ha più trovato i genitori e la famiglia perché erano stati deportati. (2) Contraddizioni cronologiche nel racconto; l'intervistata stessa dichiara di avere problemi di memoria e talvolta di parola per le percosse ricevute dalla Gestapo. |