Genere | audiointervista |
Cronologia | 1989 giu. 27 |
Persone | |
Credits |
(intervistatore) Picciotto, Liliana |
Luoghi | Biella Torino Brusson Col de Joux Aosta Fossoli Auschwitz Birkenau Hessisch Lichtenau Grimma |
Abstract | L'intervista è stata registrata a Milano. Luciana Nissim Momigliano, figlia di Davide Nissim e Cesira Muggia, nacque a Biella il 20 ottobre 1919. Aveva due sorelle [Fernanda e Lea Nissim]. Passò l'infanzia e l'adolescenza a Biella dove il padre lavorò prima come impiegato statale, poi come rappresentante di commercio. Il padre aderì nel 1933 al partito fascista per mantenere il lavoro e Luciana e le sorelle frequentarono le organizzazioni giovanili fasciste. Nel 1937 Luciana si iscrisse alla facoltà di Medicina di Torino, dove si trasferì per gli studi. In università conobbe alcuni compagni antifascisti con cui condivise il tempo libero tra cui Primo Levi, Emanuele Artom, Giorgio Segre, Franco Momigliano, riunendosi nella scuola ebraica di Torino. Dopo le leggi razziali del 1938 potè continuare gli studi dal momento che l'iscrizione universitaria era avvenuta prima dell'entrata in vigore dei decreti. Terminò gli studi laureandosi in Medicina nel luglio 1943. Poco dopo l'8 settembre 1943 si rifugiò, con la famiglia e l'amica d'infanzia Vanda Maestro, orfana, anch'ella ebrea, a Brusson in Val d'Aosta. Da qui, nel dicembre 1943, partì insieme a Vanda Maestro e Primo Levi alla volta del Col de Joux per partecipare alla Resistenza partigiana. Alloggiarono in un albergo dove incontrarono altri clandestini. La famiglia, nel frattempo, si spostò a Challant da cui poi riuscì a raggiungere la Svizzera, scampando alla deportazione. Durante un rastrellamento organizzato dai repubblichini il 13 dicembre 1943, Luciana venne arrestata insieme a Primo Levi e Vanda Maestro (1). Decisero di dichiararsi ebrei per evitare la fucilazione immediata riservata ai combattenti partigiani. Riguardo al periodo partigiano Luciana Nissim fa spesso riferimento a quanto scritto da Primo Levi. Dopo l'arresto vennero scortati a piedi a Brusson da cui raggiunsero in autobus Aosta. Rimasero in una caserma della milizia fascista per due mesi. Nel gennaio 1944 vennero trasferiti in treno a Carpi; da qui raggiunsero il campo di concentramento di Fossoli. Durante il viaggio Luciana Nissim venne a sapere da alcune ebree yugoslave cosa stava accadendo agli ebrei in Europa Orientale. A Fossoli Luciana divenne responsabile del blocco riservato all'accoglienza dei nuovi internati e conobbe Franco Sacerdoti. Il 22 febbraio 1944 venne caricata su un vagone merci e deportata con gli amici Primo Levi, Franco Sacerdoti e Vanda Maestro, con destinazione Auschwitz-Birkenau. All'arrivo, il 26 febbraio 1944, il gruppo di amici venne diviso per sesso. Luciana, con l'amica Vanda, entrò a piedi nel campo di Birkenau dove venne spogliata, immatricolata con tatuaggio n°75689; non subì la rasatura dei capelli in quanto si dichiarò medico. Definisce questo il segno di "privilegio" e di una distinzione dal resto delle detenute. Luciana Nissim durante il racconto della procedura di ingresso nel campo, fa alcune considerazioni sull'atteggiamento e lo spirito che l'accompagnarono in quei momenti. Osserva che uno dei sentimenti dominanti fu innanzitutto quello della curiosità, e poi il fatto di sentirsi in guerra contro i tedeschi. Ricorda inoltre l'immatricolazione come uno tra i momenti moralmente più dolorosi. Tutti questi elementi secondo Luciana Nissim, distinguevano gli ebrei italiani da quelli dell'europa orientale. Cominciò ad "attrezzarsi a sopravvivere", lavandosi tutti i giorni e imparando alcune parole di tedesco Durante il periodo di quarantena, venne poi assegnata all'infermeria dell' alloggiò e e lavorò come medico. Questo le permise un tenore di vita relativamente migliore e un nutrimento più abbondante della media dei prigionieri. Nel settembre del 1944 si separò dall'amica Vanda - che non sopravvisse agli stenti e ai lavori pesanti a cui era stata assegnata - e fu trasferita al campo di lavoro di Hessisch Lichtenau, in Germania. Raggiunse il campo il 3 ottobre e divenne medico di 1000 prigioniere ebree ungheresi assegnate alla fabbrica di munizioni vicina. Durante questo periodo riuscì a comunicare a Franco Momigliano la propria situazione tramite una cartolina datale da un elettricista italiano, lavoratore libero del campo. Ai primi di aprile del 1945, a causa dei bombardamenti americani, venne trasferita in treno a Lipsia, insieme al gruppo di prigioniere. Qui sostò in un campo sorvegliato, restando inattiva sino ad un nuovo trasferimento. Durante una marcia in direzione sconosciuta fuggì dalla fila insieme ad altri prigionieri. Rimase nei boschi per 4-5 giorni circa camminando di notte in direzione delle truppe alleate. Si imbattè in un gruppo di lavoratori liberi francesi presso i quali soggiornò sino all'arrivo delle truppe americane nell'area. Venne quindi portata a Grimma, in un campo di raccolta militare dove si occupò dei malati per circa un mese e mezzo. Qui, tramite la Croce Rossa di Ginevra, riuscì a contattare telefonicamente la famiglia. In seguito tentò di rientrare in Italia in treno ma il convoglio venne bloccato a Costanza dalle truppe francesi. Dopo un mese circa di permanenza nella città, salì clandestinamente su un treno per Torino, da cui raggiunse Biella il 20 luglio 1945, dove ritrovò la famiglia. L'intervista si chiude con brevi cenni sulla salvezza dei genitori e delle sorelle in Svizzera e alcune considerazioni su come e in che misura (limitata) l'esperienza della deportazione ha segnato la sua vita. |
Note | 1) Come raccontato da Italo Diena nella sua intervista, insieme a Luciana Nissim, Vanda Maestro e Primo Levi furono arrestati anche Guido Bachi e Aldo Piacenza. Questi ultimi si dichiarano partigiani e incarcerati ad Aosta per essere poi giudicati di alto tradimento da un tribunale speciale. |