Genere | audiointervista |
Cronologia | 1984 ott. 08 |
Persone | |
Credits |
(intervistatore) Picciotto, Liliana |
Luoghi | Torino Milano Saint Vincent Col de Joux Pratomorone |
Abstract | La registrazione è il racconto delle vicende vissute da Italo Diena dagli anni '20 fino alla fine della guerra. Non c'è alcun intervento da parte dell'intervistatore, Liliana Picciotto. Italo Diena, figlio di Clemente, probabilmente di origine tedesca e di Irene Montalcini, è di antica famiglia ebraica italiana. Di origine piemontese, la famiglia di Italo Diena era piuttosto assimilata - lo stesso Italo non ricevette una particolare educazione religiosa - si interessava alla politica e all'evoluzione dell'ebraismo e discuteva di sionismo in termini un po' distaccati. Poco prima dell'avvento del fascismo, nel 1918-1919, quando suo padre fu richiamato come ufficiale, abitò provvisoriamente a Savona. Di questo periodo, verso la fine degli anni '20, ricorda che a Torino un gruppo di ebrei (fra cui Sion Segre e Mario Levi, poi confluiti in Giustizia e Libertà) avendo "fatto propaganda contro il regime, "erano stati bollati di antifascismo in quanto ebrei e sionisti". Cresciuto in una famiglia antifascista, non mancavano le discussioni sulle guerre d'Africa e quella d'Etiopia, ricorda anche lo zio Giuseppe Diena, particolarmente attivo nel movimento, si iscrisse al liceo Massimo D'Azeglio. Fu l'inizio della "politicizzazione" seppur indiretta, di Italo Diena - lo stesso nel quale si erano formati intellettuali antifascisti ebrei come Vittorio Foa, Sion Segre, Emanuele Artom, Leo Levi, Leone Ginzburg, figure che, ricorda Italo Diena, influirono sulle sue convinzioni antifasciste. L'intervistato osserva che in famiglia le discussioni fra zii simpatizzanti col fascismo e altri zii invece antifascisti cominciarono ad avere un certo peso e rilievo all'epoca della guerra d'Etiopia e della guerra di Spagna. Ricorda in particolare la figura dello zio Giuseppe Diena, medico, antifascista, poi arrestato e deportato nel campo di Flossenburg. Della sua attività antifascista in famiglia non si seppe quasi nulla fino al 1938. Nel 1938 Diena si era già laureato al Politecnico - dove, ricorda, non si faceva attività politica - ed era già stato assunto da un'importante società torinese che fabbricava motori elettrici. Alla fine del 1939 venne licenziato. Fu in conseguenza delle leggi antiebraiche del 1938 che Diena prese effettivamente coscienza del proprio ebraismo e cominciò ad interessarsi anche di sionismo. Italo Diena si trasferì a Milano dove riuscì a trovare un altro impiego. Nel nuovo ambiente di lavoro, osserva, a nessuno sembrava importasse che fosse ebreo. Fu in quel periodo in cui faceva il pendolare fra Milano e Torino, che durante i viaggi in treno conobbe e fece amicizia con Primo Levi, Eugenio Gentili Tedeschi ed altri che cominciò a frequentare anche a Milano, insieme a Camillo Treves e Luisella Bachi. Decisivo nella vita di Italo Diena fu il 1943: si sposò con Pia Astrologo - una maestra della scuola ebraica di Torino - e si trasferì a Saint Vincent, dove la ditta per cui lavorava si trasferì a causa dei bombardamenti su Milano. Dopo l'8 settembre 1943, ad ottobre Diena lasciò il lavoro e d'accordo con il fratello Leone decise di affittare una baita sulla collina di Sain Vincent, presso la quale in caso di pericolo si sarebbe rifugiato senza presentarsi alle autorità. Ai primi di dicembre del 1943 Italo Diena e la moglie si trasferirono nella baita che in breve divenne luogo di ritrovo anche per Primo Levi, Luciana Nissim, Vanda Maestro, alloggiati in un albergo sul Col de Joux, appena sopra la baita affittata da Diena. I Diena ospitarono Vanda Maestro la sera prima dell'arresto del 13 dicembre. Dopo l'arresto del gruppo di partigiani, Italo Diena d'accordo col fratello, decise di tornare a Torino; era la fine di dicembre. Da Torino prese un treno per San Damiano d'Asti e poi in corriera fino a Pratomorone dove trovarono ospitalità presso una famiglia di contadini antifascisti. Cambiarono casa varie volte per evitare l'arresto dei fascisti. A questo punto Diena fa un breve excursus sulla vicende della Comunità di Torino fra il 1942 e il 1943 e sull'incontro e il matrimonio con Pia Astrologo (1). Agli inizi del 1944 la moglie Pia era ormai vicina al parto e Italo Diena decise di rivolgersi ad un dottore conosciuto dell'Ospedale S. Anna di Torino per trovare un ospedale. La moglie Pia rimase presso l'Ospedale S. Anna fino alla nascita del bambino; Italo Diena decise invece di trasferirsi a Torino per collaborare con uno dei vari comitati d'azione partigiana che si erano formati. Il racconto è inframezzato da numerosi feedbacks e aneddoti. Dopo la Liberazione Italo Diena tornò a Milano dove collaborò con la Comunità per il rientro dei profughi nelle città di origine. Il fratello si era prodigato per l'emigrazione in Israele di quante più persone era possibile. Conclude con alcune considerazioni personali sul ruolo svolto dalla politica e dalla politicizzazione nella sua salvezza dalla deportazione. Lungo l'intervista ci sono varie interruzioni dovute probabilmente al cambio delle audiocassette. |
Note | 1) E' probabile che l'ordine delle cassette sia stato invertito. |