Genere | audiointervista |
Cronologia | 1986 ott. 17 |
Persone | |
Credits |
(intervistatore) Picciotto, Liliana |
Abstract | L'intervista è stata realizzata a Milano da Liliana Picciotto nell'ambito del progetto "Ricerca sulla deportazione". Giorgetta Bellak nacque a Milano il 10 marzo 1922 da Massimiliano Bellak, ebreo, e Anita Cerlenizca, di fede cattolica. Dopo l'8 settembre 1943 fuggì con la famiglia a Cadorago, in provincia di Como, a causa dei bombardamenti che flagellavano Milano. Riuscì a convincere il padre, anziano e malato, a tentare l'espatrio in Svizzera insieme a lei e a Leda Polacco, un'altra donna ebrea. La madre rimase in Italia dal momento che non rischiava la deportazione. Il 7 dicembre 1943, passando dal valico di Zenna, il gruppo di fuggiaschi raggiunse un comando svizzero. Il padre potè rimanere in quanto anziano; Giorgetta e Leda Polacco furono costrette a rientrare in Italia. Durante il tentativo di rimpatrio, l'8 dicembre 1943, le due donne si imbatterono in una pattuglia tedesca presso Pino e vennero arrestate. In seguito vennero condotte al comando tedesco di Varese per essere interrogate e, successivamente, detenute nel carcere di Varese. Il 21 dicembre 1943 vennero trasferite a Milano nel carcere di San Vittore, dove vennero separate. Nell'aprile 1944 Giorgetta venne trasferita nel campo di concentramento di Fossoli. Successivamente venne deportata in treno a Ravensbruck. Durante il viaggio sostò a Verona nell'edificio della Manifattura Tabacchi. All'arrivo a Ravensbruck venne lavata e messa nel blocco di quarantena. Successivamente lavorò nella sartoria del campo finchè si ammalò di scarlattina e bronchite e venne trasferita nel blocco riservato ai malati ed esentata dal lavoro. Il 1 aprile 1945, a causa dell'avvicinarsi dell'esercito russo, venne evacuata in treno e condotta nel piccolo campo di Salzwdel. Il 14 aprile 1945 le truppe americane liberarono il campo. Giorgetta, molto deperita e in gravi condizioni di salute, rimase sotto la custodia americana prima, e britannica poi. Rientrò in Italia con un gruppo di militari italiani, anch'essi ex internati, in data non indicata nell'intervista. Al suo ritorno ritrovò la madre. Il padre raggiunse la famiglia dalla Svizzera il 20 settembre 1945.
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