Genere | videointervista |
Cronologia | 1996 apr. 18 |
Persone | |
Credits |
(intervistatore) Pezzetti Marcello (autore della ripresa) Gabbai, Ruggero (committente) Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea CDEC |
Luoghi | Rodi Haidari Auschwitz Dachau Landsberg am Lech (Germania) Bergen Belsen Celle Wietzendorf Bolzano Pescantina Roma |
Abstract | L'intervista è stata realizzata a Roma in casa di Joseph Varon il 18/04/1996, da Marcello Pezzetti nell'ambito del progetto "Interviste alla storia" (vd. scheda relativa). Matilde Coen è nata a Rodi il 20/12/1927 da Eliakim Coen e Notrica Allegra. La famiglia è religiosa osservante. Il padre ha un negozio e un deposito dove confeziona scarpe su misura. Oltre i genitori la famiglia è composta da due fratelli e quattro sorelle, una delle quali ai tempi del racconto si è già trasferita in Africa. Il fratello più grande lavora con il padre. Nel 1938 a seguito delle leggi razziali i fascisti di Rodi aumentano le vessazioni sulla popolazione ebraica. Il padre è costretto a vendere una vigna contro la sua volontà e a subire varie estorsioni di denaro. Dopo l'11 settembre, giorno della resa dell'esercito italiano ai tedeschi, la vita del quartiere ebraico sembra non subire restrizioni peggiori. L'esercito tedesco ha con la comunità solo rapporti di commercio. Nell'aprile 1944 un violento bombardamento si abbatte sul quartiere ebraico obbligando gli abitanti ad abbandonare le case e rifugiarsi nei villaggi vicini: la famiglia Coen si trasferisce nel quartiere turco. Il 18 giugno 1944 un'ordinanza obbliga tutti gli ebrei maschi dell'isola a presentarsi all'ex Comando italiano dell'Aereonautica. Il padre e il fratello ottemperano all'obbligo. La mattina vengono convocate tutte le donne con l'obbligo di portare con se i propri beni, pena la fucilazione dei congiunti. La domenica del 27 luglio gli ebrei di Rodi sono imbarcati sui piroscafi diretti al Pireo. Matilde Coen ricorda le condizioni drammatiche del viaggio. Sbarcati ad Atene sono condotti al campo di Haydari. La permanenza nel campo dura tre giorni in condizioni di estrema sofferenza. Il 3 agosto inzia la deportazione verso i campi di sterminio. Dopo un lungo viaggio, stipati nei vagoni bestiame, con scarsità di acqua e di cibo arrivano a Auschwitz. Scesa dal treno è subito separata dalla madre e dai fratelli più piccoli, che finiranno nelle camere a gas. Solo il giorno dopo prenderà atto della loro morte. Un giorno incontra il fratello Leon oltre la rete: lui le lancia un cappello e la saluta per l'ultima volta. Dopo 40 giorni la trasferiscono a Dachau. Fa le pulizie presso le abitazioni degli ufficiali, ma un giorno le cambiano mansione e si ritrova a levare il ghiaccio dalle rotaie con una pala. Utilizzando una moneta d'oro che teneva nascosta riesce a essere inserita nel gruppo delle ungheresi che lavorano nelle cucine fuori dal campo. Si susseguono altri trasferimenti. Il 22 dicembre 1944 arriva al campo di Bergen Belsen. La situazione igienica e alimentare peggiora di giorno in giorno. Dopo quattro mesi senza disinfestazione e cibo tutto intorno è una distesa di cadaveri. Il 15 aprile 1945 Bergen Belsen viene liberato dall'esercito inglese. Dopo qualche giorno Matilde, viene prelevata dall'esercito inglese e condotta al campo di Celle (Hannover). Finalmente, passati sei mesi dalla liberazione, con alcuni espedienti riesce a raggiungere Roma. Qui il medico Adriano Ascarelli le curerà una brutta pleurite, mentre è presa in carico insieme ad altri rodioti dalla signora Vittoria Baciuk. |
Indice dei contenuti |
1 La famiglia 2 Infanzia a Rodi 3 1938: le conseguenze delle leggi antiebraiche 4 La corruzione dell'amministrazione italiana 5 Occupazione tedesca di Rodi 6 I bombardamenti 7 L'ordinanza del 18 giugno 1944 8 L'arresto 9 Il viaggio per il Pireo 10 Haidari 11 La deportazione 12 Arrivo ad Auschwitz: prima selezione 13 Il campo di Dachau 14 Il campo di Landsberg 15 Il campo di Bergen Belsen 16 La liberazione 17 Il ritorno a Roma |