Genere | audiointervista |
Cronologia | 2000 set. 26 |
Persone |
Lopez Nunes, Bianca Miriam |
Abstract |
L'intervista si apre con i ricordi dell'infanzia di Bianca Lopez trascorsi con la zia e la nonna fino a quando era ragazzina fino ai dodici - tredici anni. Ebbe due fratelli. La madre era molto osservante mentre il padre si professava ebreo ma non era particolarmente religioso. Bianca frequentò le elementari pubbliche a Milano ed in seguito si iscrisse al liceo. Nel maggio del 1938 il padre morì per complicazioni durante un'operazione chirurgica. A causa delle leggi razziali dello stesso anno, fu costretta a lasciare la scuola. Nel giugno 1938 si trasferì insieme alla madre ed ai fratelli, di cui uno neonato, a Savona presso la nonna materna. Con la nascita delle scuole ebraiche di Milano, Bianca ed il fratello in età scolare si trasferirono nella città per frequentare le lezioni. Lei visse con uno zio paterno mentre il fratello si sistemò presso un'amica della madre. In questo periodo Bianca cercò un appartamento a Milano dove poter riunire la famiglia ma dovette scontrarsi con l'antisemitismo dei proprietari di case. Riuscì nel suo intento alla fine del 1938 e venne raggiunta dal fratello, dalla nonna e dalla madre con il figlio neonato. Con l'inizio della guerra iniziarono i problemi economici dato che il nucleo familiare si sostentava grazie alla pensione della nonna ed alla rendita della madre. Finito il liceo, Bianca apprese le basi di ragioneria e fece un corso di stenodattilografia; su raccomandazione di un cugino, venne assunta dalla Società Italiana Resine nel 1941. Qui fu impiegata come segretaria ed, in seguito, come contabile. Nel settembre del 1942 venne precettata e impiegata come operaia nella fabbrica di borracce militari Pietro Vecchi. Durante il periodo della precettazione continuò il lavoro presso la Società Italiana Resine aiutata dal datore di lavoro che le propose orari più flessibili. Nel frattempo Bianca ed i familiari erano sfollati a Liscate a causa dei bombardamenti su Milano, che nel 1943 distrussero anche la fabbrica di borracce. Nello stesso anno la Società Italiana Resine trasferì la propria sede in un albergo di Maccagno fornendo ai dipendenti vitto e alloggio presso la struttura alberghiera; fu così che Bianca lasciò Liscate ed i familiari per seguire il lavoro. Dopo l'8 settembre 1943 Bianca affittò una casa a Maccagno per riunire la famiglia; raggiunse quindi la madre che le comunicò la fuga del fratello più grande in Svizzera. Da Liscate Bianca, la madre, la nonna ed il fratellino riuscirono ad arrivare sane e salve a Maccagno viaggiando in treno. In questo periodo molti ebrei cercarono di espatriare in Svizzera e i blitz delle SS. si fecero più frequenti. Un amico d'infanzia di Bianca, Guido Lopez, venne arrestato al confine con la Svizzera e portato nella caserma di Maccagno. Quando venne rilasciato dai carabinieri, quest'ultimo contattò Bianca che riuscì a farlo espatriare tramite un suo collega. Questa situazione mise però in pericolo la clandestinità della famiglia di Bianca e per questo motivo la nonna insieme al fratellino si trasferirono a Lanzo mentre la madre si nascose presso una collega della figlia. Nel dicembre 1943 Bianca venne raggiunta dalla madre per pianificare l'espatrio in Svizzera. Le due vennero però arrestate dai carabinieri ed, in seguito, rilasciate su pressioni della madre che convinse il commissario a liberarle. Bianca si fece consegnare la propria liquidazione dal principale della ditta e fuggì con la madre a Ceva presso una zia materna. Rimasero nel paese, nascoste, sino al febbraio del 1944, quando si ricongiunsero con la nonna ed il fratellino a Lanzo. In seguito si trasferirono a Ceres, paese controllato dalle forze partigiane. Qui, Bianca diede ripetizioni di italiano e riuscì a farsi assumere presso una scuola gestita da suore. Rimase nel paese, vivendo con i partigiani e scampando ai raid repubblichini e nazisti, sino alla fine della guerra. Dopo la liberazione il fratello fuggito in Svizzera fece ritorno in Italia e si ricongiunse alla famiglia per poi spostarsi a Milano e trovare un alloggio per sè ed i familiari. Bianca riuscì a prendere contatti con la Società Italiana Resine e a riprendere il lavoro a Milano. |