Genere | audiointervista |
Cronologia | 1991 ott. 22 |
Persone |
Lehman, Kurt Lehman, Hans |
Abstract |
Kurt Lehmann nacque a Hoffenbach sul Meno, in Germania, l'8 novembre 1907 da genitori ebrei. Ebbe un fratello maggiore di nome Hans. Il padre era proprietario di una fabbrica di pelletteria. Kurt frequentò le scuole medie in Germania ed, in seguito, lavorò come rappresentante per la ditta del padre. Con l'ascesa al potere di Hitler, decise di emigrare in Italia e nel 1933 prese la residenza a Roma, dove aprì un negozio di pelletteria che gestì insieme al fratello fino al 1938, poiché a causa delle leggi razziali fu costretto a chiudere l'attività. Nel 1940 vennero arrestati entrambi ed imprigionati nel carcere di Regina Coeli. Dopo una notte in cella vennero trasferiti nel campo di concentramento di Eboli. Qui scamparono alla deportazione in Germania grazie alla protezione dei militari italiani a guardia del campo, che si opposero alle decisioni delle SS. Nel frattempo i genitori, rimasti in Germania, furono costretti a fuggire di casa per evitare l'internamento e la fabbrica del padre venne sequestrata dalle SS. Vennero in seguito catturati ed imprigionati nel campo di concentramento di Theresienstadt; qui la madre malata venne alloggiata nell'infermeria del campo, mentre il padre, prima impiegato nel trasporto di pietre fu in seguito ucciso perché non più abile al lavoro ed il suo cadavere fu gettato nel fiume che costeggiava il campo. La madre raggiunse la Svizzera in uno scambio di prigionieri organizzato dalla Croce Rossa Internazionale. Kurt ed il fratello, nel 1944, riuscirono a fuggire dal campo di Eboli poco prima dell'arrivo delle truppe americane; raggiunsero Roma e cercarono di mettersi in contatto con i genitori. Dopo avere scoperto la posizione della madre cercarono di raggiungerla ma furono respinti alla frontiera. La madre stessa, seppur gravemente malata, decise allora di partire per l'Italia e raggiunse Milano in treno. Qui, le sue condizioni di salute peggiorarono ed Hans partì per portarla con sè e ricoverarla al Policlinico di Roma. Rimase nell'ospedale accudita dai figli per una settimana durante la quale raccontò loro l'esperienza terribile del campo di concentramento, per poi spegnersi stroncata dalla malattia. |