Genere | audiointervista |
Cronologia | 1984 nov. 17 |
Persone |
Alcalai Giorgio |
Abstract | Giorgio Alcalai è nato a Sofia, in Bulgaria, nel 1936, da genitori bulgari, ha 3 fratelli, residenti a Milano; il padre, un industriale commerciante di tessuti aveva una società con uno dei fratelli minori. Hanno vissuto in Bulgaria fino al 1942, anno in cui migrarono dal paese regolarmente con un permesso e con un visto per entrare a Istanbul ottenuto dal padre, quale membro della comunità ebraica di Sofia, che avendo assistito alla deportazione degli ebrei di Salonicco capì il pericolo che avrebbe potuto correre la propria famiglia. I bombardamenti degli anni 40 a Sofia da parte degli inglesi li portò a trasferirsi in una casa fuori città dove trascorsero l'ultimo periodo della loro vita in Bulgaria. Le leggi razziali in Bulgaria erano state emanate tra il 1939 e il 1940, simili a quelle italiane imponevano di portare la stella gialla. Non vivevano con grandi timori e non c'era animosità da parte della popolazione. Ricorda che gli ebrei dovevano raggrupparsi in città più piccole di frontiera come primo passo per una possibile deportazione dalla Bulgaria, mentre i giovani venivano mandati in campi di lavoro per la costruzione di ferrovie e di strade. Con i fratelli frequentava le scuole straniere ritenute migliori perché s'imparavano anche le lingue e non ricorda scuole ebraiche presso le comunità. La comunità ebraica, per lo più sefardita - ricorda che si perse l'origine autoctona degli ebrei - era molto integrata.Gli ebrei avevano una scala sociale molto ampia: banchieri, artigiani, piccoli negozianti, anche se era diffusa una forte povertà. La scolarità era abbastanza diffusa e l'economia aveva un suo equilibrio. Il sentimento antisemita tra la popolazione si sentiva poco, al di la delle leggi, c'era pregiudizio, verso le minoranze - ebrei, armeni, zingari - probabilmente dovuta all'origine dell'impero ottomano, tollerante con le minoranze. Forse - ricorda - l'intolleranza è arrivata con l'avvento di Hitler. Dopo il 1942 la situazione peggiorò. Il padre, che rimase in Bulgaria dopo aver ottenuto il permesso di uscita, fece trasferire la famiglia ad Istanbul, presso il fratello della madre. A Istanbul si trattennero per un mese, in seguito grazie ad un permesso ottenuto dallo zio per entrare in Israele soggiornarono prima ad Haifa, presso una sorella del padre e in seguito a Tel Aviv. Al termine della guerra il padre, a cui i tedeschi avevano confiscato le fabbriche, li raggiunse, ma dopo pochi mesi tornò in Bulgaria con la speranza di riprendere l'attività. Nel 1947 entrarono in Italia dove si stabilirono a Milano.
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Note | (1) L'intervista a Giorgio Basevi è stata registrata sulla stessa audiocassetta di Ester Papo Moise. |