Genere | videointervista |
Cronologia | 1996 mar. 24 |
Persone |
Szoerenyi, Arianna Szoerenyi, Adolfo Pick, Vittoria |
Credits |
(intervistatore) Picciotto, Liliana (committente) Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea CDEC |
Luoghi | Milano Fiume San Daniele del Friuli Udine Trieste Auschwitz Birkenau Auschwitz Ravensbrück Bergen Belsen Merano |
Abstract | Intervista realizzata il 24 marzo 1996 a Milano da Liliana Picciotto Fargion, nell'ambito del progetto "Intervista alla storia" (vedi scheda relativa) Arianna Szoerenyi nasce a Fiume il 18 aprile 1933, da Adolfo Szoerenyi e Vittoria Pick. Il padre ha avuto quattro figli dalla prima moglie di cui è rimasto vedovo, e otto dalla seconda, mamma di Arianna. Dopo avere vissuto a Fiume, la famiglia si trasferisce a San Daniele del Friuli, ma il cognome ungherese ed ebreo suscita le attenzioni di qualche fascista, così all'alba del 16 giugno 1944, senza apparente motivo, due camion coperti con un telone verde si fermano davanti alla porta di casa e fanno scendere una trentina di nazisti. È il preludio alla deportazione alla Risiera di San Sabba prima e Auschwitz dopo. Il padre subito all'arrivo commenta così la scritta in tedesco "Il lavoro rende liberi", "Questa è una beffa del destino, come fa uno a sentirsi libero in un posto del genere?". A Auschwitz quando c'era l'appello la kapo e gli altri nazisti tedeschi contavano i presenti e il numero doveva quadrare, anche se stavi male o eri morto, dovevi essere presente, pena delle severe e dolorose punizioni. La separazione tra donne e uomini viene eseguita da Mengele. Per Arianna ci sono la rasatura e poi la doccia, con repentini cambi di temperatura, da gelida a bollente, che è difficile non pensare fossero studiati, e infine l'immatricolazione. Ma soprattutto per Arianna, durante un ennesimo appello, arriva la separazione dalla madre con cui era riuscita a restare per qualche tempo: quando sembrava tutto concluso, un tedesco le intima di uscire dalla fila e insieme ad altre ragazzine viene condotta al Kinderblock, la 'baracca dei bambini'. Dopo l'appello i bambini dovevano cantare in tedesco il girotondo e gli eventuali errori erano puniti con frustate, sempre nulla rispetto alle tante eliminazioni improvvise e immotivate. Arianna fa anche un breve passaggio a Ravensbruck, dove ricorda di avere diviso il letto con delle russe, che le lasciavano scoperti i piedi già congelati. Quando corre dentro la baracca urlando "Arrivano gli americani!", qualcuno la prende per matta. Dopo sei anni in orfanotrofio, nel '52 arriva a MIlano, inizia a lavorare, nel '60 si sposa e oggi ha tre figli e tre nipoti e mezzo, e "maledice i tedeschi giorno e notte". |
Indice dei contenuti |
1 Leggi razziali 2 San Daniele del Friuli 3 Due camion con il telone verde 4 Risiera di San Sabba 5 Auschwitz 6 L'appello 7 "Il lavoro rende liberi" 8 Mengele 9 Luigino 10 89219 11 Kinderblock 12 Ravensbruck 13 Orfanotrofio 14 Matrimonio, figli e nipoti |