Abstract | L'intervista a Leone Di Veroli è stata realizzata il 14/09/1995 a Roma da Marcello Pezzetti e Liliana Picciotto Fargion, nell'ambito del progetto "Interviste alla storia" (v. scheda relativa).
Leone Di Veroli nasce a Roma il 05/04/1927 da Donato Di Veroli e Letizia Di Tivoli in Via Portico Di Ottavia. In famiglia i figli sono dieci, Rosa, Mario, Davide, Leone, Giacomo, Cesare, Giuditta, Celeste, Fiorella e Bruno. Il padre ha un negozio e lavora con la vendita di stracci e metalli, la madre è casalinga: la famiglia vive in ristrettezze economiche, ma con decoro, sono religiosi osservanti. Frequenta la scuola pubblica fino alla quinta elementare. A causa delle lleggi antiebraiche del '38 il padre perde la licenza del negozio, ma continua a lavorare illegalmente; anche Leone e i suoi fratelli si arrangiano con varie occupazioni per dare sostegno alla famiglia. Il 16 ottobre del '43 durante il rastrellamento Leone scappa, si nasconde e quando torna a casa scopre che il padre, il nonno e le sorelle sono stati presi dai tedeschi. La madre e gli altri fratelli, ospitati da amici, evitano la cattura. Leone ricorda alcuni episodi di vita durante la clandestinità. A fine marzo '44 è arrestato mentre va a trovare un amico ed è portato a Piazza Farnese al comando della PAI (Polizia Africa Italiana). Da qui con altri prigionieri va a Regina Coeli. Viene in seguito trasferito al campo di Fossoli dove resta circa un mese. Descrive Fossoli e la vita all'interno del campo. Qui incontra il fratello Davide, arrestato mentre andava in treno a Firenze. Il 16 maggio 1944 inzia la deportazione. Descrive la condizione dei vagoni e il viaggio verso la Polonia. Arriva ad Auschwitz di notte. Quando il mattino dopo sono fatti scendere, ha luogo la prima selezione. Ricorda le difficoltà di comprensione della lingua. I primi giorni sono tutti ammutoliti, cercano di capire la situazione in cui si trovano; da altri prigionieri cominciano ad avere informazioni sulle condizioni reali del campo di concentramento. Leone descrive la permanenza di 4 mesi al campo di Auschwitz-Birkenau, le condizioni igieniche estreme, il rito degli appelli, il lavoro nei campi, la consapevolezza dell'esistenza delle camere a gas e dei forni crematori. Durante una delle sue mansioni entra nell'area interdetta e qui vede i cumuli di cadaveri e tra questi dice di riconoscere alcune persone. In seguito viene trasferito al campo di Furstengrube; qui insieme ad alcuni compagni si spaccia per boxeur e viene assegnato al lavoro in segheria al quale alterna i combattimenti sul ring contro gli altri prigionieri. Da Furstengrube Leone è trasferito al campo di Dora-Mittelbau a lavorare nella fabbrica sotterranea dei missili V1 e V2. Evacuato da Dora Mittelbau arriva dopo un lungo viaggio in treno sui vagoni scoperti al campo di Bergen Belsen. Qui è liberato dall'esercito britannico. Dopo un periodo di riabilitazione Leone rientra in Italia e ricorda le difficoltà di inserimento a Roma. |
Indice dei contenuti |
1 La famiglia 2 L'infanzia a Roma 3 La scuola 4 Le leggi del ' 38 e le nuove difficoltà 5 ll 16 Ottobre '43: la cattura del padre e delle sorelle 6 La vita a Roma dopo il 16 ottobre 7 L'arresto a fine Marzo '44 8 Il trasferimento a Fossoli e la vita al campo 9 La deportazione 10 L'arrivo ad Auschwitz-Birkenau 11 La vita e il lavoro ad Auschwitz 12 La consapevolezza delle camere a gas e dei forni crematori 13 Il trasferimento a Furstengrube: la box e il lavoro 14 Il trasferimento a Dora-Mittelbau 15 Il trasferimento a Bergen Belsen 16 La liberazione del campo e la vita nel campo liberato 17 Il ritorno in Italia a Roma 18 L'incontro con i familiari 19 Le difficoltà di inserimento 20 La famiglia e il lavoro |