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| professione |
Avvocato |
| biografia |
Mario Jacchia nasce a Bologna il 2 gennaio 1896 da Eugenio, avvocato, e da Elisabetta Carpi. Si laurea in Giurisprudenza. Ufficiale del VI Alpini nel Battaglione Monte Berico durante la Prima guerra mondiale, viene gravemente ferito ed è pluridecorato con una Croce di guerra, due Medaglie d'argento e Medaglia di bronzo al Valor Militare. Finito il conflitto è attivo nelle formazioni paramilitari nazionaliste. Iscritto al fascio di Leandro Arpinati, se ne dissocia quando un gruppo di camerati aggredisce suo fratello e suo padre, e gli incendia il suo studio di avvocato. Espulso dall'albo degli avvocati nel 1938 riesce ad esserne riammesso dopo aver portato avanti una difficile pratica di "arianizzazione". Nel 1942 entra in contatto con il movimento clandestino comunista e, alla fine dello stesso anno, entra a far parte del primo Comitato unitario di azione antifascista bolognese. Con altri ebrei bolognesi costituisce il locale Partito d'Azione. Tenta, senza riuscirci, di organizzare, un movimento antifascista tra i militari. L'8 settembre 1943 cerca invano di collegare le forze antifasciste locali con quelle dell'Esercito e organizzarne la sollevazione. Entra quindi nel Comitato militare del CLN dell'Emilia-Romagna in rappresentanza delle formazioni di Giustizia e Libertà e del Partito d'Azione. Nell'agosto del 1944 viene catturato a Parma dai fascisti e consegnato ai tedeschi che, dopo giorni di tortura, lo uccidono facendone poi sparire le spoglie. Gli viene conferita la Medaglia d'oro alla memoria. |
| persecuzione |
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