Guelfo Zamboni

ambiti e contenuto

Il fondo raccoglie le carte testimonianti la carriera politico-diplomatica di Guelfo Zamboni, in particolare gli stati di servizio, lo stato matricolare con le note di qualifica. Della sua attività significativa è la corrispondenza conservata nei singoli fascicoli delle sue missioni diplomatiche con i telegrammi o i messaggi di personalità politiche che hanno segnato l'Europa nel periodo della Seconda Guerra Mondiale: Joachim Von Ribbentrop, (Ministro degli affari esteri del Reich; cfr. b. 1, fasc. 12), Ciano Galeazzo (Ministro degli esteri dal 1936 al 1943; b. 1, fascc. 10 e 12), Bernardo Attolico, Giuseppe Bastianini (sottosegretario agli esteri; cfr. b. 2, fasc. 15), Babuscio Rizzo (Capo di Gabinetto del Ministro degli Affari Esteri da febbraio a luglio 1943; cfr. b. 2, fasc. 15).

Ma, di Guelfo Zamboni, degna di nota è soprattutto la sua missione a Salonicco per l'opera svolta, in qualità di console, a favore dei cittadini italiani e greci di razza ebraica (b. 2, fasc. 15) (2). Di essa si conservano i "Notiziari" e i "Notiziari sulla questione ebraica" (cfr. b. 2, fascc. 16 e 17) in cui si trattano tematiche quali fucilazioni e rappresaglie, affondamenti di piroscafi e motovelieri, mercato alimentare e delle merci, misure e provvedimenti contro gli ebrei.

Si segnalano in ultimo i rapporti informativi giornalieri della sua missione a Mosca (cfr. b. 2, fasc. 18) e il suo singolare rapporto con la contessa polacca Ottavia Maria Wielopolska, arrestata in Germania per spionaggio (cfr. b. 1, fasc. 8).

modalità di acquisizione

La curiosa storia sull'acquisizione del fondo di Guelfo Zamboni risale agli anni ‘80 quando Joseph Rochlitz, il cui padre Imre fu salvato nella Croazia occupata, viene in Italia alla ricerca di documenti e materiali d'archivio per un suo film documentario "The Righteous Enemy" sull'Italia e gli ebrei nei territori occupati tra il 1941 e il 1943. Si reca a Roma nella speranza di trovare non solo documenti ma anche sopravvissuti o funzionari italiani citati nelle carte storiche. Con facilità li trova nell'elenco telefonico; tra di loro, Guelfo Zamboni, che sorpreso della telefonata, invita Joseph Rochlitz presso la sua abitazione a Roma raccontandogli in una vivace e affascinante conversazione di conservare, nel garage della casa di Lido dei Pini, documenti su tutta la sua carriera diplomatica. Zamboni consegna la documentazione a Rochlitz che, negli anni a seguire, utilizza per il suo film documentario prodotto nel 1987.

Verso la fine degli anni '90 durante una conferenza a Roma, Rochlitz incontra lo storico Michele Sarfatti, allora direttore della Fondazione CDEC, al quale comunica la sua intenzione di voler donare la documentazione di Guelfo Zamboni in memoria del padre, deceduto nel 2012. Tornato a Roma solo nel 2016, con l'aiuto di Michele Sarfatti esamina, studia e riordina le carte decretandone l'ingresso ufficiale nell'Archivio del CDEC.

storia istituzionale/amministrativa, nota biografica

Guelfo Zamboni nasce nel 1897 a Santa Sofia in provincia di Forlì-Cesena. Ultimo di otto figli apparteneva a una piccola famiglia di artigiani. Rimasto orfano in giovanissima età decide di frequentare la scuola, affrontando i lavori più umili per potersi mantenere. Combatte nella Prima Guerra Mondiale e viene decorato con una medaglia di bronzo al valore militare e una croce al merito per le ferite subite. Nel 1925 vince il concorso che lo proietta nella carriera diplomatica: prima addetto di legazione, poi vice console e console destinato a Tirana, Helsinki, Varsavia, Berlino - dove diventa collaboratore di Bernardo Attolico (1). Nel 1942, in piena Seconda Guerra Mondiale, è console a Salonicco salvando dalla barbarie nazista almeno 350 ebrei: con l'aiuto dei funzionari del Ministero degli Affari Esteri riesce a far passare per cittadini italiani molti ebrei salvandoli dalla deportazione; opera a lui riconosciuta da Yad Vashem con una lettera ufficiale di ringraziamento inviatagli nell'ottobre del 1992. Nel dopoguerra è Consigliere d'Ambasciata a Mosca. Qui trascorre una vita fatta anche di ricevimenti, rapporti amorosi e normali relazioni sociali respirando il clima della Guerra Fredda (cfr. b. 2, fasc. 18).

Guelfo Zamboni deceduto a Roma nel 1994 viene seppellito nella sua città natale.

storia archivistica

Il fondo è stato rinvenuto in uno stato di parziale ordine e già organizzato in fascicoli; gli stessi sono stati mantenuti riportando tra virgolette il titolo originale dell'unità archivistica descritta. La Fondazione CDEC ha provveduto al riordino delle carte e alla redazione dell'inventario storico dell'intero fondo che si compone di circa 1634 carte, 11 fotografie raccolte in 18 fascicoli a loro volta contenuti in 2 buste. Tutta la documentazione inventariata ai sensi dell'articolo 13, commi a) e b) del D. Lgs. 42/2004 Codice dei beni culturali e del paesaggio, in originale e in buono stato di conservazione, è stata completamente ricondizionata al fine di garantirne l'adeguata conservazione e la consultabilità per fini storici.

criteri di ordinamento

Per l'esiguità della documentazione si è adottato un ordinamento cronologico crescente delle carte.

note

(1) Diplomatico italiano, nel 1935 viene inviato come ambasciatore a Berlino. (cfr. b. 1, fasc. 13) (2) Sulla dichiarazione rilasciata il 28 marzo 1945 da un gruppo di ebrei che si trovava a Salonicco durante la permanenza di Guelfo Zamboni si legge: "Il Consolato generale […] era l'unica autorità, dalla quale gli ebrei ricevevano protezione ed ogni possibile aiuto. Il Comm. Zamboni, con la sua azione aveva suscitato un vivo entusiasmo e la più profonda riconoscenza di tutti, i quali soltanto da lui potevano, nella loro tragica e disperata situazione, sperare salvezza".

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livello fondo
data 1920 - 1950
consistenza buste 2 fascicoli 18