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| data | 1995 set. 13 |
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Intervista realizzata il 13 settembre 1995 a Roma, da Liliana Picciotto Fargion e Marcello Pezzetti, nell'ambito del progetto "Intervista alla storia" (vedi scheda relativa) La famiglia di Pacifico Sermoneta, nato a Roma il 18 dicembre 1921, era composta dai genitori Servadio Amedeo e Giuditta Funaro, tre fratelli maschi (Pacifico, Eugenio, Sergio) e una sorella. Pacifico, nonostante i suoi amici d'infanzia siano tutti non ebrei, sarà l'unico della famiglia a fare il Bar Mitzvah. Alla morte del padre, grosso importatore di calzetteria dalla Germania, insieme al fratello viene mandato in collegio, al Convitto Nazionale di Tivoli, dove rimangono fino al '37, quando l'antisemitismo comincia già a farsi sentire. A quel punto Pacifico trova lavoro come commesso in un negozio di abbigliamento gestito da un ebreo, che di nuovo dovrà lasciare a seguito delle reiterate effrazioni e ruberie. La scelta successiva è l'adesione al Partito repubblicano e in qualche misura all'attività partigiana. Caduto in una retata insieme al fratello, vengono portati entrambi al campo di Fossoli come prigionieri politici. Secondo lui, dall'altra parte del campo, quella riservata agli ebrei, sapevano che anche loro lo erano, ma nessuno ha mai fatto la spia. Trasferito a Oberndorf, viene chiamato a fare un esame del sangue e si ritrova inopinatamente operato, con la pancia aperta, secondo lui, solo per fare da cavia a un giovane chirurgo tedesco. Anche il quel caso, la fortuna gli è amica, e non si accorgono che è ebreo. Deportato infine a Ratibor, una volta libero incontra a Jesi la Brigata Ebraica. |
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