Gualtiero Morpurgo - Intervista a Gualtiero Morpurgo

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Genereaudiointervista
Cronologia1991 nov. 13 - 1992 dic. 03
Persone

Morpurgo, Gualtiero

Morpurgo, Clemente

Hanau, Margherita

Rocco Piaggio

Basevi Vittorio

Dora Luria

Cantoni, Raffaele

Pavia Mario

Treves Linda

Credits

(intervistatore) Picciotto, Liliana

Abstract

Gualtiero Morpurgo nacque ad Ancona nel giugno 1913 da Clemente Morpurgo e Margherita Hanau. Il padre, che si occupava di importazione di spezie dall'Oriente in società con i fratelli, morì nel 1919. La madre, rimasta vedova, invece di ritornare a Ferrara dai propri genitori, decise di rimanere ad Ancona; qui Gualtiero frequentò le scuole elementari, il ginnasio ed il liceo classico, fu indirizzato allo studio del violino frequentando l'istituto musicale della stessa città, dipendente dal Conservatorio di Pesaro. Dopo gli studi classici, nel 1930 Gualtiero si trasferì con la madre e la nonna a Firenze, dove frequentò l'università iscrivendosi al biennio propedeutico di matematica e fisica. Qui Gualtiero prese contatti con la comunità ebraica e trovò un ambiente culturalmente vivace dove si discuteva di sionismo ed assimilazione, del ruolo degli intellettuali ebrei e della creazione di uno Stato per il popolo ebraico. Nel 1933 si trasferì con la famiglia a Torino per frequentare la facoltà di Ingegneria industriale del Politecnico. Nel 1935 si laureò e prestò il servizio militare a Moncalieri dove divenne sottotenente prima di venire congedato nel 1936. Nel 1937 grazie ad un amico conosciuto a Torino trovò impiego presso i Cantieri navali del Tirreno, a Genova. Si trasferì nella città ligure con la famiglia e cominciò a lavorare come ingegnere. Nel 1938, con l'entrata in vigore delle leggi razziali, venne protetto dal dirigente della ditta, Rocco Piaggio, convinto antifascista. Nello stesso anno Gualtiero venne incarcerato con altri ebrei genovesi per un breve periodo nel carcere di Marassi con l'accusa di evasione fiscale: aveva infatti cercato di portare all'estero i risparmi guadagnati dal lavoro prevedendo l'aggravarsi della persecuzione antiebraica. Della pratica illegale si era occupata una famiglia di ebrei tedeschi espatriati in Italia che aveva però truffato i committenti intascandosi il denaro e denunciandoli alle autorità. Durante il processo, il difensore di Gualtiero, dimostrò che l'imputato non aveva percepito reddito dalla manovra finanziaria illegale e venne così scarcerato. Nonostante i guai con la legge poté continuare il lavoro presso i Cantieri del Tirreno, spalleggiato e coperto da Rocco Piaggio. Tuttavia, con l'entrata in guerra dell'Italia i controlli antiebraici si fecero più pressanti e venne scoperto dalla rete dell'OVRA e costretto ad abbandonare il suo impiego. Si trasferì con la famiglia a Milano dove trovò lavoro presso la ditta La Voce del Padrone, una fabbrica di apparecchiature radio. A causa dei bombardamenti del 1942 lo stabilimento venne spostato a Palazzolo sull'Oglio e Gualtiero vi si trasferì con la famiglia. L'8 settembre 1943, preoccupato per l'imminente occupazione tedesca, abbandonò il paese e raggiunse insieme ad altri fuggiaschi una baita presso Bognanco, sul lago Maggiore. Una volta sistemato si fece raggiungere dalla madre. Convinto che i soldati tedeschi cercassero giovani uomini per arruolarli nelle file del neonato esercito repubblichino, Gualtiero decise di lasciare la madre che credeva fuori pericolo ed espatriare in Svizzera. Il 17 ottobre 1943, insieme ai compagni fuggiaschi, passò il confine. Venne arrestato dalle autorità svizzere e internato in un campo di raccolta profughi a Briga; riuscì a contattare clandestinamente per telefono le principali ambasciate nel paese chiedendo il diritto d'asilo per i 200 profughi del campo di Briga. Il tentativo andò a buon fine e venne trasferito in un campo di quarantena presso Losanna; poi fu mandato in un campo di lavoro a Pian di San Giacomo, impiegato nel disboscamento e nella bonifica del sito per la creazione di un'area coltivabile, riuscì a stringere amicizia e a trovare conforto. nelle libere uscite concesse ogni 6 settimane di lavoro, durante le quali raggiungeva Lugano, Bellinzona o Losanna per riposarsi un poco. Fu in questo periodo che rivide la futura moglie, Linda Treves, conosciuta a Torino e anch'ella rifugiata in Svizzera. Nella primavera del 1944 Gualtiero fu trasferito nel campo profughi di Champery dove gli venne affidato il compito di formare insieme a Vittorio Basevi, violoncellista e a Dora Luria, pianista un trio musicale di rifugiati per allietare la permanenza dei profughi nei campi svizzeri. Durante questo periodo Gualtiero si riavvicinò alla musica e riuscì, insieme agli altri due musicisti, ad esibirsi in un vero e proprio tour musicale spostandosi tra i campi profughi e suonando anche nei maggiori centri svizzeri di fronte alle autorità del paese. Nell'aprile del 1945 Gualtiero apprese da un conoscente in Italia che la madre era stata arrestata a Cernobbio nel novembre del 1943 durante il tentativo di espatriare in Svizzera. Seppe inoltre che era stata incarcerata a Como e che da lì non si erano più avute sue notizie. Assai preoccupato, Ii 27 aprile 1945, decise di rientrare clandestinamente in Italia per ritrovarla. Arrivò a Milano il 1 maggio 1945 e prese contatti con la comunità ebraica riorganizzatasi in via Unione sotto la guida di Raffaele Cantoni. In questo periodo lavorò per la comunità fondando il Bollettino della comunità israelitica, assistendo i profughi e gli ex internati nei campi nazisti rientrati in Italia e cercò notizie sulla sorte della madre; per questo motivo si recò a Como dove, negli archivi della questura trovò i documenti che attestavano il suo trasferimento nel carcere di San Vittore; da qui la donna era poi stata deportata in Germania il 30 gennaio 1944 senza mai fare ritorno. Una volta appurata la triste verità Gualtiero cercò di tornare a lavorare per la Voce del Padrone dove però gli venne rifiutato un impiego. Su consiglio di Raffaele Cantoni prese contatti, insieme al vecchio amico Mario Pavia, con l'organizzazione segreta Haganà che si occupava dell'immigrazione clandestina di ebrei in Palestina. Il loro compito sarebbe stato di adattare le stive di alcune navi cargo, creando delle cuccette per il trasporto dei clandestini. Le informazioni ed i documenti di cui avevano bisogno vennero fornite da Ada Sereni presso la sede della Brigata Palestinese di stanza a Milano in via Cantù. I fondi per le operazioni provenivano dall'American Jewish Joint Distribution Committee. Trasferitisi a Genova, dove i cantieri navali clandestini avevano luogo, Gualtiero e Mario Pavia allestirono poco meno di una decina di navi che ebbero alterna fortuna nelle traversate in mare. In particolare, Gualtiero Morpurgo si fece registrare anche come proprietario di alcune navi per eludere più facilmente i controlli. La sua partecipazione all'organizzazione, così come quella di Mario Pavia, si concluse a metà del 1946, dopo essere scampati all'arresto da parte delle autorità inglesi presso La Spezia. Da quel momento, Gualtiero tornò a Milano e riprese il suo lavoro per il Bollettino della comunità israelitica. Sempre nel 1946 sposò Linda Treves. Nel 1951 emigrò in Cile con la moglie; a Santiago del Cile lavorò come ingegnere e come addetto stampa per conto dell'ANSA. Fece ritorno in Italia nel 1955.

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