Genere | audiointervista |
Cronologia | 1988 |
Persone | |
Credits |
(intervistatore) Picciotto, Liliana |
Abstract |
L'intervista è stata registrata a Milano. Stefan Honig partì da Lubiana (Jugoslavia) coi genitori Alarad ed Irena alla fine di novembre del 1941 e passò in Italia in treno; avevano un foglio di via fino a Belluno. Furono internati a Cencenighe (Belluno). Nel maggio del 1942 furono trasferiti a Falcade (Belluno), dove restarono fino all'8 settembre 1943. Allora fuggirono a Belluno, dove gli amici Colle, conosciuti a Falcade, prestarono loro del denaro, quindi si diressero verso sud. Restarono per 15 giorni a Lendinara (Rovigo) dall'amico Marchiori conosciuto anch'egli a Falcade, poi proseguirono il viaggio per Roma. Avevano passaporto ungherese con su scritto 'ebreo'. A Roma si sistemarono in un alberghetto dalle parti di piazza Indipendenza. Il cancelliere del consolato ungherese fece loro documenti in cui si diceva che erano sotto la protezione del consolato e senza la parola 'ebreo'. Si spostarono alla pensione svizzera Kessler, piena di profughi ebrei. Nella seconda metà di settembre del 1943 Stefan conobbe Padre Benôit Marie Peteuil che era appena giunto dalla Francia guidando un gruppo di alcune centinaia di profughi e divenne suo assistente. Si procurava documenti falsi al consolato ungherese o li falsificava al convento di Padre Benôit o nella cripta di una chiesa protestante. In quel periodo incontrò Settimio Sorani. Gli Honig lasciarono la pensione dopo un tentativo di ingresso dei fascisti, bloccati dalla proprietaria. Cambiarono vari rifugi,tra cui le catacombe, poi furono accolti in Vaticano. Stefan fece l'aliyà nel marzo 1945 con un gruppo di circa 60 persone. Partirono da Bari, con il permesso degli inglesi. |
Note | (1) L'intervistato dichiara di voler riascoltare il nastro prima della pubblicazione perché non vuole danneggiare nessuno; verso il minuto 10 l'intervistato fa alcune considerazioni negative su terzi e racconta vicende familiari negative di altre persone citate nell'intervista. A 1h 03'10" l' intervistato formula l'ipotesi che Padre Benôit sia stato punito dal Papa perché non voleva convertire i profughi ebrei che soccorreva, fa il cognome di una ragazza che dopo la liberazione voleva battezzarsi e trovò l'opposizione di Padre Benôit. |