Piero Terracina - Intervista a Piero Terracina

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Genereaudiointervista
Cronologia1992 mar. 03
Persone

Terracina, Piero

Terracina, Giovanni

Ascoli, Lidia

Terracina, Cesare

Terracina, Leo

Terracina, Anna

Credits

(intervistatore) Picciotto, Liliana

Abstract

Piero Terracina nacque il 12 novembre 1928 a Roma da Giovanni Terracina e Lidia Ascoli. Ebbe due fratelli maggiori, Leo e Cesare, ed una sorella maggiore, Anna. Il padre lavorava come rappresentante di tessuti. La famiglia viveva nel quartiere di Trastevere. Piero frequentò le scuole pubbliche sino al 193, quando fu costretto ad abbandonarle e ad iscriversi alle scuole ebraiche a seguito dell'emanazione delle leggi razziali. Il padre continuò a lavorare sino al 1942 quando la ditta, di proprietà di un ebreo, entrò in crisi per l'inasprirsi delle leggi razziali. Il 16 ottobre 1943 Piero fu avvertito dell'imminente retata e riuscì ad avvertire i familiari; rimase nascosto con loro presso amici cattolici e scampò al raid delle SS. In seguito la famiglia si procurò documenti con false identità e cercò di vivere in clandestinità. Il 7 aprile 1944 Piero, con i genitori, i fratelli, uno zio paterno ed un nonno, era riunito coi familiari per festeggiare la Pasqua ebraica, fu arrestato e incarcerato a Regina Coeli. Il 12 aprile 1944 l'intera famiglia venne caricata su un camion diretto a Siena; da qui raggiunse il campo di Fossoli di Carpi, dove assistette all'omicidio di un prigioniero da parte di una sentinella SS. per non avere risposto celermente ad un comando. La famiglia vi rimase  sino al 16 maggio 1944, quando venne condotta alla stazione di Carpi. Qui venne divisa e Piero fu caricato con gli uomini della famiglia su un vagone piombato di un convoglio diretto ad Auschwitz. Dopo un lungo viaggio il treno arrivò alla stazione di Auschwitz dove sostò per parecchie ore prima di entrare nel campo di concentramento di Birkenau. Qui Piero venne fatto scendere velocemente e con violenza dal vagone ed incolonnato per la selezione, che superò insieme allo zio ed ai fratelli. Non rivide mai più i genitori ed il nonno. In seguito venne condotto alle docce, fu fatto spogliare, venne depilato, rasato e tatuato con il numero di matricola. Venne alloggiato in una baracca e impiegato per tutta l'estate del 1944 nella bonifica di un area fuori dal campo. Durante questo periodo si incontrò per due volte con la sorella, internata nell'adiacente campo femminile. Nel settembre 1944 lo zio di Piero non superò una selezione e venne ucciso. Nell'ottobre 1944 Piero fu separato dai fratelli e sistemato in una baracca riservata ai ragazzi minori di 18 anni. Debilitato dal lavoro, fu ricoverato nell'ospedale del campo, presso il quale ritornò dopo essersi rimesso. Il 19 gennaio 1945 venne evacuato insieme ai pochi prigionieri rimasti. Durante la marcia le sentinelle SS. si diedero alla fuga per sfuggire alle truppe russe che avanzavano. Piero cercò un riparo dal freddo e raggiunse il campo di Auschwitz, ormai abbandonato. Qui venne liberato il 27 gennaio 1945 dalle truppe sovietiche. Venne trasferito a piedi a Kattovitz ed, in seguito, a Gleiwitz. Fu ricoverato nell'ospedale militare della città. Venne poi trasferito a Leopoli ed infine a Sochi dove venne nutrito e curato. Nel luglio del 1945 fu dimesso dall'ospedale militare della città e costretto a fare il servizio militare nell'esercito sovietico. Riuscì ad ottenere un ordine di rimpatrio scrivendo all'ambasciata italiana a Mosca. Fu trasferito quindi in un campo di raccolta a Lustdorf, vicino ad Odessa. Qui fu caricato su una tradotta ufficiale insieme a militari italiani ex prigionieri. Durante il viaggio, a Iasi, in Romania, si allontanò dal convoglio e prese contatti con il consolato italiano della città per essere ricoverato in ospedale date le sue precarie condizioni fisiche. Fu trasferito a Bucarest e visse nella casa del console italiano della città sino al dicembre 1945, quando salì su un aereo diretto a Bari. Da qui raggiunse in treno Roma, dove fu accolto dagli zii paterni. Fu l'unico sopravvissuto dei familiari deportati.

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