Genere | audiointervista |
Cronologia | 1995 mar. 25 |
Persone | |
Credits |
(intervistatore) Colombo, Gigliola |
Luoghi | Verona Chiavenna Milano Svizzera |
Abstract |
L'intervista è stata realizzata da Gigliola Colombo per il progetto "Memoria Orale". Vittorio Basevi parla della sua infanzia, vissuta in una famiglia religiosa (il nonno era chazan), dove era forte il collegamento fra la musica e la religione. Trascorse infatti l'infanzia a Verona, nella casa dei nonni insieme alla madre, musicista ed insegnante di musica, ed agli zii. Ebbe un fratello ed una sorella. Frequentò le scuole pubbliche e, successivamente, si spostò a Bologna dove si iscrisse al conservatorio. Si diplomò come violoncellista nel 1938, poco prima della promulgazione delle leggi razziali. Tornato a Verona, decise di lavorare come ragioniere a Milano, presso una ditta commerciale di tessuti. A causa dei bombardamenti dell'agosto 1943, la ditta spostò gli uffici a Chiavenna, in Valtellina. All'arrivo delle truppe tedesche il datore di lavoro di Vittorio organizzò la sua fuga in Svizzera. Fu così che Vittorio raggiunse la frontiera e venne trattenuto per 24 ore dai soldati svizzeri in attesa dell'espulsione già decisa. Dopo la breve permanenza venne scortato da un soldato presso il confine. Qui, incontrò due soldati italiani che cercavano anch'essi di espatriare in Svizzera e, contando sul silenzio complice del militare svizzero, indossò parti della divisa italiana per vendersi come soldato e ricevere, diritto d'asilo in Svizzera, come previsto dalle norme di frontiera elvetiche. Rimase in Svizzera sino alla fine della guerra. Rientrato in patria scoprì che solamente la sorella [Lina Basevi], sposata ad un cattolico, era scampata alla deportazione, mentre il resto dei famigliari erano stati deportati e non fecero mai ritorno. |
Note | La data dell'intervista è desumibile dal foglio allegato alla custiodia dell'audiocassetta originale. |