Genere | audiointervista |
Cronologia | 1992 mar. 03 |
Persone | |
Credits |
(intervistatore) Picciotto, Liliana |
Abstract |
L'intervista è stata registrata a Roma. Sabatino Finzi nacque a Roma l'8 gennaio 1927 da Giuseppe Finzi e Zaira Zarpati. Prima della deportazione visse a Roma nel cuore del quartiere ebraico. Con lui, oltre ai genitori ed alla sorella minore Amelia Finzi, abitavano i nonni materni Angelo Zarpati ed Ester Disegni e gli zii materni Lello Zarpati ed Alessandro Zarpati. Il padre era libero professionista e continuò la sua attività di commercio di mastice anche dopo le leggi razziali del 1938. L'intera famiglia venne arrestata da soldati SS durante la retata anti ebraica del 16 ottobre 1943 e trasportata in camion nel centro di raccolta situato al Collegio Militare di via della Lungara. Il 18 ottobre 1943 la famiglia venne portata alla stazione Tiburtina e caricata sul convoglio diretto ad Auschwitz-Birkenau. Il treno fece sosta a Verona a causa dei bombardamenti. Nonostante ciò gli ebrei deportati furono costretti a rimanere rinchiusi nei vagoni. All'arrivo ad Auschwitz, il 23 ottobre 1943, Sabatino ed il padre furono separati dal resto della famiglia: non rivide mai più la madre, la sorella, i nonni e gli zii. Entrò nel campo di Birkenau con il padre e fu immatricolato con il n° 158556. Dopo il mese di quarantena venne separato dal padre, del quale non ebbe più notizie, ed assegnato al campo di lavoro di Jawischowitz, dove trovò tra i prigionieri l'amico e vicino di casa Michele Amati, col quale trascorse l'intero periodo di internamento. Qui lavorò nella miniera di carbone, superando svariate selezioni e subendo sevizie e punizioni da parte dei sorveglianti SS e dei kapo. Nell'autunno del 1944, a causa dell'avanzata dell'esercito russo, fu evacuato dal campo e costretto a marciare per chilometri per essere caricato su un convoglio di vagoni aperti diretto a Buchenwald. Qui lavorò in un magazzino tessile al coperto. Ad aprile del 1945 alcuni detenuti politici tedeschi si impossessarono di armi e riuscirono a sottrarre alle poche SS rimaste il controllo del campo, che venne liberato definitivamente dalle truppe americane. Sabatino venne nutrito e curato dallo staff medico dell'esercito americano. Nel maggio 1945 venne rimpatriato e fu ricoverato all'ospedale Sant'Orsola di Bologna per un'infezione ad una gamba. Venne prelevato e riportato a Roma da una zia materna. |