Genere | audiointervista |
Cronologia | 1987 lug. 14 |
Persone | |
Credits |
(intervistatore) Colombo, Gigliola |
Abstract | L'intervista è stata realizzata da Gigliola Colombo presso l'abitazione di Giacomo Moscato a Roma. Giacomo Moscato nacque a Roma il 16 gennaio 1926, figlio di Anselmo e Virginia Di Porto, aveva due fratelli. Abitavano in via della Reginella; Il padre era un venditore ambulante. Il 16 ottobre 1943 Giacomo scappò per i tetti dalla parte di palazzo Costaguti e uscì dalla parte di piazza Mattei e fuggì a piedi fin quasi a Civitavecchia; il resto della famiglia riuscì a scappare prima di salire sui camion dei tedeschi e si nascose in un garage di amici cattolici in via della Paglia a Trastevere, dove rimasero fino alla liberazione. Dopo la retata anche Giacomo si nascose con la famiglia nel garage. Giacomo Moscato e il fratello Vito furono arrestati da italiani su delazione mentre erano alle corse dei cavalli e portati al comando SS di via Lepanto. Il mattino dopo furono portati alle carceri di Regina Coeli dove rimasero per circa 30 giorni. Mentre era in carcere il nonno materno, Vitale Di Porto, andò a cercare Giacomo e lì fu arrestato e poi deportato. Furono trasferiti a Fossoli in camion e poi deportati ad Auschwitz. Dopo la quarantena Giacomo Moscato fu trasferito a Sosnowitz dove lavorò a ristrutturare il campo, poi in fabbrica al tornio e suo fratello alle presse. Con l'avvicinarsi dei russi furono trasferiti a Mauthausen prima in marce forzate per una ventina di giorni, poi in vagone bestiame. Lavorò come tornista nella fabbrica di fucili di Gusen 2. Suo fratello Vito morì a Mauthausen verso la fine di aprile del 1945. Il 6 maggio 1945 il campo fu abbandonato dai tedeschi; Giacomo Moscato fece ritorno a Roma insieme a Alberto Mieli, Vito Moscati, Angelo Sonnino, Raimondo De Neris e Marco Calò, via Bolzano e Modena. (1) |
Note | (1) Gli ultimi 12 minuti dell'intervista sono stati tagliati per ragioni legate alla normativa sulla privacy. |