Genere | audiointervista |
Cronologia | 1985 mar. 28 - 1985 mar. 30 |
Persone | |
Credits |
(intervistatore) Sarfatti, Michele |
Abstract | L'intervista è stata realizzata da Michele Sarfatti il 29 marzo 1985, probabilmente in un locale pubblico, a Massimo Teglio (1). L'intervista si presenta piuttosto discontinua, tuttavia si possono individuare tre temi principali: la descrizione di alcune figure dell'ebraismo genovese; la retata di Genova del 3 novembre 1943; il racconto sull'attività di Teglio stesso per la DELASEM e l'espatrio in Svizzera di ebrei. Michele Sarfatti comincia la conversazione con Massimo Teglio chiedendogli informazioni circa l'attività antifascista del cognato, Achille Vitale, e di altre figure e famiglie dell'ebraismo e antifascismo genovese. Sollecitato da Sarfatti, Massimo Teglio parla dettagliatamente anche della figura piuttosto controversa di Enrico Luzzatto, che lavorò a Genova come interprete dei nazisti. L'intervista prosegue con il racconto sugli ultimi incontri di Teglio con Lelio Valobra. Nella seconda parte dell'intervista Massimo Teglio parla della famiglia e del suo lavoro prima delle persecuzioni (era figlio di un importante commerciante di pesce; durante la Prima guerra mondiale partì volontario e prese il brevetto di pilota; successivamente fu trai i fondatori dell'Aeroclub di Genova), passando poi a raccontare più nel dettaglio le vicende dei giorni precedenti la retata di Genova del 3 novembre 1943. Racconta in particolare che, a seguito delle notizie giunte sulla strage avvenuta a Meina e sulla retata di Roma del 16 ottobre, si era preoccupato dei rischi che anche la comunità di Genova stava correndo. Per questo dice di aver più volte sollecitato la dirigenza della Comunità a prendere provvedimenti che potessero evitare arresti di massa, a cominciare dall'occultamento dei registri di iscrizione alla Comunità. Fa alcune digressioni sul benevolo atteggiamento tenuto dal prefetto Albini nei confronti degli ebrei di Genova. Descrive infine come riuscì a sfuggire all'arresto grazie alla complicità della sua domestica e di un vicino di casa. Racconta infine delle attività delle Delasem, osservando in particolare che dopo l'espatrio in Svizzera di Lelio Valobra e Raffaele Cantoni, si trovò a collaborare con la curia genovese ed in particolare con don Francesco Repetto, per reperire e fabbricare documenti d'identità falsi e denaro necessario per l'attività della Delasem, di cui divenne il principale referente nel nord Italia. In questo periodo mantenne i contatti con la dirigenza in Svizzera e sfruttò la propria conoscenza personale di esponenti delle istituzioni e dell'industria per creare una rete clandestina di assistenza rivolta agli ebrei braccati. Ebbe contatti anche con alcuni partigiani, tra cui Raffaele Jona e Leopoldo Lanfranco, ma senza prendere parte alla resistenza armata. Preferì piuttosto avvalersi dell'aiuto della curia per recuperare e distribuire risorse a favore della Delasem. Dal dicembre del 1943, dopo avere preso contatto con il console svizzero a Genova, Massimo Teglio organizzò personalmente l'espatrio di ebrei (soprattutto stranieri) in Svizzera facendoli passare dapprima dalla Valtellina, successivamente dalle valli comasche. Riuscì a salvare circa 70 persone. Verso la fine del 1944 si trasferì a Milano dove continuò l'attività della DELASEM sino alla fine della guerra. Nel maggio del 1945 fece ritorno a Genova.
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